Quella dell’Isola delle Rose è una delle storie più bizzarre e affascinanti che Rimini e la riviera romagnola abbiano mai vissuto. Una vicenda che torna in vita dopo quarant’anni, grazie al documentario “Insulo de la Rozoj - La libertà fa paura”. Dodici mesi di indagini e ricerche, con più di 40 ore di riprese sono state condensate nei sessanta minuti del film realizzato da Cinematica.
E' il primo maggio del 1968. Al largo delle coste riminesi, appena fuori dalle acque territoriali, un ingegnere proclama uno Stato indipendente su una piattaforma in ferro da lui stesso progettata e costruita: è l’atto di nascita della Repubblica dell’Isola delle Rose. O, meglio, dell’Insulo de la Rozoj, secondo la traduzione in esperanto, lingua ufficiale della neonata repubblica.
La micronazione diventa immediatamente un caso nazionale e internazionale, suscitando da una parte grandi timori, dall’altra speranze e sogni. Politici e autorità sono spaventati dalla presenza di un nuovo soggetto internazionale a qualche miglio dalle coste italiane. Partono inchieste e vengono presentate interrogazioni parlamentari: per qualcuno dietro l’Isola delle Rose c’è l’ombra di una potenza straniera, per altri lo spettro è quello della creazione di un casinò, con gioco d’azzardo ed entreneuses che rischiano di far crollare definitivamente i dogmi morali già pesantemente intaccati dalle turbolenze del Sessantotto.
Dall’altra parte gli operatori del turismo e gli amministratori riminesi vedono di buon occhio l’Isola delle Rose, divenuta una inaspettata attrazione turistica, il migliore dei lanci possibili per l’estate del ’68 sulla Riviera romagnola, che sta vivendo il suo boom turistico: i villeggianti si mettono in fila per salire sulle barche che fanno il giro attorno alla piattaforma e comperano i francobolli emessi dal nuovo stato, originale souvenir delle loro vacanze.
Perfino l’organizzazione mondiale degli esperantisti accoglie con entusiasmo la micronazione, che ha adottato proprio l’esperanto come lingua ufficiale. Ma i più contenti della nascita dell’Isola delle Rose sono probabilmente giornalisti ed editori: l’isola è la notizia dell’estate italiana, con le foto di giovani bellezze in audaci bikini a far da contorno a inchieste e interviste. E il tutto succede sulle spiagge della riviera di Rimini, ormai divenute il luogo di villeggiatura degli italiani.
A 55 giorni dalla proclamazione dell’indipendenza, lo Stato italiano decide di intervenire con fermezza. Viene proclamato l’embargo a cui segue l’occupazione militare. Dopo qualche tempo gli artificieri della marina militare sbarcano sulla piattaforma. Il 25 febbraio del 1969 l’isola scompare in mare.
A quarant’anni dalla distruzione, la vicenda dell’Isola delle Rose continua a stimolare fantasia e creatività. Nell’estate del 2008 un’installazione in un museo di Vancouver, in Canada, ne ha celebrato il mito, mettendola in parallelo con l’Isola di Utopia di Tommaso Moro. Un autore milanese e una compagnia fiorentina stanno portando l’Isola in teatro. Un gruppo di musicisti romagnoli nel 2007 ha vinto il Mei di Faenza, il Meeting delle etichette indipendenti, con un brano hip hop ispirato dalla storia della piattaforma. Un numero speciale di Martin Mystere, fumetto cult italiano sul mondo del mistero, ripercorre la storia della piattaforma davanti alla riviera di Rimini in un albo intitolato, per l’appunto, “L’Isola delle Rose”.
Una serie di tributi all’idea di un ingegnere che, nella sua bella villa bolognese, ancora oggi, ultraottantenne, sorride amaramente ripercorrendo la storia della sua creatura.